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Channel: malaria – Zanichelli Aula Scienze
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Malaria: a rischio il miracolo dell’Artemisina

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Il recente caso di George Clooney, che ha contratto la malaria durante un soggiorno in Sudan, ha riportato all’attenzione dei media una malattia spesso dimenticata. Eppure, con una presenza endemica in 100 Paesi e ben il 40% della popolazione mondiale a rischio di infezione, la malaria è a tutt’oggi una delle malattie che miete più vittime al mondo: se ne contano più di 2 milioni ogni anno, la maggior parte dei quali si concentrano nell’Africa Sub-Sahariana. Se tuttavia la malaria si registra soprattutto nei Paesi più poveri, non bisogna dimenticare che la sua diffusione è facilitata anche dagli spostamenti di turisti: la malaria è infatti la malattia più comunemente importata in Italia da persone che non si siano sottoposte alla profilassi preventiva prima di partire per regioni a rischio.
 
Ed è proprio di poche settimane fa la notizia del piano rilasciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per far fronte all’emergere di fenomeni di resistenza verso uno dei farmaci più utilizzati contro la malaria: l’Artemisina. Si tratta di una molecola estratta dalle foglie di Artemisia annua (nota anche con il nome comune di Assenzio annuo), una pianta utilizzata da secoli nella medicina tradizionale cinese per la sua efficacia nel trattamento della febbre. Studi condotti proprio in Cina negli anni ’70 hanno poi contribuito a dimostrare l’eccezionale capacità di questo principio attivo nell’eliminare il Plasmodium falciparum, uno dei parassiti responsabili della malaria e senza dubbio il più pericoloso. Proprio per questa sua straordinaria efficacia, negli anni l’Artemisina si è guadagnata un posto di prim’ordine tra gli antimalarici ed è proprio grazie al suo utilizzo in combinazione con altri composti che si è potuto ottenere un abbattimento della mortalità nei casi più gravi di malaria.
 
 
Striscio di sangue contenente Plasmodium Falciparum (crediti: Wikimedia Commons).
 
Come denunciato da uno studio apparso su Science nel maggio dell’anno scorso, casi di resistenza a farmaci derivati dall’Artemisina si sono registrati in Cambogia, nel Myanmar (un tempo Birmania), in Vietnam e nella regione di confine tra Cambogia e Thailandia. Se i parassiti resistenti all’Artemisina dovessero diffondersi fino in Africa – la regione al mondo in cui si concentra la maggior parte dei casi di malaria – le conseguenze potrebbero essere gravissime e portare ad un’impennata dei tassi di mortalità. Da qui il Global Plan for Artemisin Resistance Containment (GPARC), un piano da 175 milioni di dollari emanato dall’OMS per lo studio approfondito e il monitoraggio dei casi di resistenza e della loro distribuzione, nonché per la sensibilizzazione a livello mondiale di questo preoccupante fenomeno. Tra i punti principali del piano, l’investimento di fondi per la ricerca di markers molecolari che permettano di identificare i casi di resistenza e lo studio di nuove combinazioni di farmaci da utilizzare in questi casi.

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